Per Joaquìn Sorolla (1863-1923) la pittura era tutto. Pochi anni prima di morire lo smisurato amore che aveva nutrito per i pennelli e la tavolozza non accennava ad affievolirsi: "
Sono affamato di pittura come non mai", scrisse alla moglie Clotilde, "
la divoro, scoppio. E' proprio una cosa folle". E' a lui che palazzo dei Diamanti di Ferrara dedica, per la prima volta in Italia, una grande mostra che mette a fuoco soprattutto gli anni della maturità e, in particolare, le opere nate dalla fascinazione per l'Andalusia e i giardini dell'Alhambra e dell'Alcàcazar di Siviglia.