Mostra d’Arte
“Rivelazioni con figure”
Villa Beatrice (Comune di Funo di Argelato – Prov. Di Bologna.
Paesaggi dell’anima quelli di Luigi Favali, accenni ospesi loro incorporeità, forme che da un principio figurativo sfumano nella leggerezza dell’informale. Orizzonti realizzati in dissolvenza che suggeriscono un’atmosfera onirica, la dimensione del sogno ottenuta con pennellate morbide e libere in una felice chiarità ed efficacia illuministica. Nel silenzio suggerito da questi dipinti possiamo udire i suoni di una natura idealizzata restituita a noi nella sua intatta bellezza.
Lorella Sales
(Critico D’arte)
Mostra Personale
22/11/08 - 08/12/08 - Dozza (BO)
Scriveva Cèzanne:”C’è una logica colorata. Il pittore non deve pensare che ad essa. Mai alla logica del cervello. Se egli vi si abbandona, è perduto. La pittura è una realtà ottica. La materia della nostra arte è là, in ciò che pensano i nostri occhi.”
Ecco, Luigi Favali pensa ed esprime con gli occhi, riprende ciò che vede trasformandolo con una lievità sottile, una chiarità soffusa che intride il paesaggio di delicatezza timida, come il suo comportamento, il suo essere artista discreto, celato e modesto, con una forte carica di sentimento trattenuto a forza, ed estesamente effuso soltanto nelle sue opere.22/11/08 - 08/12/08 - Dozza (BO)
Scriveva Cèzanne:”C’è una logica colorata. Il pittore non deve pensare che ad essa. Mai alla logica del cervello. Se egli vi si abbandona, è perduto. La pittura è una realtà ottica. La materia della nostra arte è là, in ciò che pensano i nostri occhi.”
E’ una pittura ovviamente figurativa, della quale oggi molti sentono con urgenza il bisogno di un ritorno, sia pure riscritto secondo le impervie urgenze di un incalzante rinnovamento.
Ma è un figurativo stemperato da una sensibile discrezione, che accosta le opere di Favali a quel chiarismo di ascendenza post-impressionista, il quale offrì una stagione ricca di opere non trascurabili, soprattutto in ambiti lombardi. Qui invece troviamo un timbro chiaro più specifico, che potremmo definire chiarismo emiliano, o ancor meglio bolognese, sulla traccia di un Flavio Bertelli, per esempio, e come effusa elogia che celebra un territorio, un ambiente, riletto e rivisitato nelle varie stagioni, e delle quali coglie una liricità crepuscolare, che l’artista sa indagare e scoprire con l’occhio che pensa, costruisce e comunica, come appunto scriveva Cèzanne. (Gianluigi Zucchini)
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