Nato il 13 giugno 1894 a Courbevoie, vicino a Parigi, Lartique riceve in dono, a soli sette anni un apparecchio fotografico su cavalletto. Suo padre, uomo d'affari, è infatti un appassionato cultore di fotografia amatoriale e ha, sull'educazione dei figli, idee moderne e progressiste. Egli sente che i suoi figli con l'inesauribile capacità di meraviglia, che caratterizza l'infanzia, con la straordinaria inclinazione alla visione e al gioco, con l'assoluta e meravigliosa mancanza di dubbi che consente di annullare limiti e difficoltà sono, in assoluto, gli esseri più creativi se la loro libertà, sempre considerata e ammirata come una dote istintiva, non viene impoverita e mortificata dalle quotidiane repressioni dell'educazione borghese. A soli sette anni, dunque, il piccolo Jacques può dedicarsi alle gioie offerte da uno svago molto apprezzato dai più raffinati rappresentanti dell'èlite intellettuale e finanziaria dell'epoca.
La fotografia che fino a pochi decenni prima era semplicemente una tecnica, quasi magica, di riproduzione della realtà i cui progressi venivano comunicati, in forma ufficiale, all'accademia delle Scienze e alla Società Eliografica di Francia, si era trasformata, come il tennis, in una delle più diffuse ed apprezzate fonti di svago degli ambienti più raffinati. La camera oscura con le sue meraviglie aveva progressivamente preso il posto dell'acquarello e, insieme alle lezioni di pianoforte, era entrata a fare parte, nelle classi sociali più elevate, del bagaglio essenziale dell'educazione infantile.
Lartigue racconta nel suo diario quotidiano, che inizia nel 1900 e continua a scrivere senza interruzioni per tutta la vita, questo periodo favoloso di un infanzia e di un'adolescenza privilegiate. Abbandonandosi a queste descrizioni rapide e sintetiche, che non trascurano però nessuno degli avvenimenti significativi di ogni giornata, il giovane Jacques annota scrupolosamente particolareggiatamente le caratteristiche, le gioie e gli insuccessi della sua attività fotografica.
In un infanzia che scorre felice fra giochi e feste, il bambino si appassiona al movimento. La sua macchina, che riesce a catturare e a fissare il fluire del tempo, si rivela uno strumento prezioso per registrare le invenzioni fantasiose, comiche e raffinate del fratello Zissou e dei cugini a Pont de l'Arche e a Castello di Rouzat. Dal 1902 in cui comincia a raccogliere grandi album che contengono immagini e aneddoti, Lartigue realizza le sue fotografie da solo senza alcun aiuto. Acquisiti i rudimenti tecnici fondamentali, egli si abbandona entusiasticamente alla creazione delle sue famose istantanee, che hanno costituito un'autentica sfida ai fotografi professionisti, per oltre cinquant'anni.
SAalti di ogni genere, il gioco della palla, partite di tennis, ma anche le eleganti dame del Bois de Boulogne, gli aeroplani e le automobili cominciano a popolare il diario di un bambino che ri rivela profondamente affascinato da ciò che si muove e, in qualche modo, gli lancia una sfida.
Fin dalle sue prime fotografie, osservando attentamente la realtà, Lartigue si sforza, e spesso riesce pienamente, a fissare un movimento che lo affascina e a creare l'atmosfera meravigliosamente aerea, lieve, vibrante e libera che caratterizza tutta la sua opera. A questo periodo risalgono le fotografie di Zissous nella piscina e le famose macchine in movimento. Troppo spesso, però, ci si dimentica di sottolineare quanto il bambino prodigiosamente dotato crei immagini squisitamente infantili. Quando fotografa la sua splendida collezione di modelli di automobili in miniatura, Lartigue le dispone infatti davanti un cassettone, chinandosi per scattare la fotografia. Ci offre quindi un'immagine in cui, sconvolgendo i rapporti di grandezza caratteristici della visione dell'adulto, ricrea la prospettiva di chi, per età e statura è, in realtà, ancora bambino. Questo tipo di fotografia viene spesso trascurata e sottovalutata, mentre è una delle caratteristiche fondamentali, che rimarrà costante in tutta l'opera del fotografo.
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