Il Novecento Sensuale. Curata da Alessandra Sandrolini, il percorso
espositivo, articolato negli spazi di Sala d'Ercole, Manica Lunga e Sala
Farnese, ripercorre la produzione pittorica di Protti attraverso una
selezione di circa 70 capolavori dedicati alla figura femminile,
conservati presso le Collezioni Storiche dell'Istituzione GAM di Bologna
e diverse collezioni private del territorio.
Aperta al pubblico con ingresso libero dal 20 dicembre 2013 al 4
febbraio 2013, la mostra è stata selezionata tra le maggiori proposte
culturali della città durante la rassegna fieristica d’eccellenza per
l’arte moderna e contemporanea ArteFiera (25-28 gennaio 2013). Alfredo
Protti, infatti, è uno dei pittori più noti e amati di quella Bologna
novecentesca che lo storico dell’arte Ludovico Ragghianti definì
«cruciale» per la straordinaria concentrazione di artisti che
contribuirono a modernizzare l’arte e la società italiane. Nato nello
stesso anno di Umberto Boccioni e Gino Severini, e otto anni prima di
Giorgio Morandi, Protti seguì una carriera artistica autonoma rispetto
alle correnti più radicali dell’avanguardia futurista e metafisica;
tuttavia la sua pittura, di respiro europeo, contribuì profondamente
alla formazione dell’identità moderna di Bologna.
Allievo di Domenico Ferri e compagno dei pittori Athos Cesarini e
Ugo Valeri, Protti partecipò alla «frangia scapigliata» bolognese e in
seguito, insieme a Carlo Corsi, Guglielmo Pizzirani, Garzia Fioresi e
Giovanni Romagnoli, alla cosiddetta «Secessione bolognese» che tentava
di rinnovare il linguaggio visivo allora in voga, ancora basato su
modelli ottocenteschi, aggiornandolo sul nuovo gusto internazionale. La
sua poetica, ispirata all’intimità della vita domestica, si nutrì delle
esperienze formali più diverse e moderne, come quelle di Sargent,
Whistler, Klimt, Renoir, Matisse. Negli anni dieci il pittore realizza
alcune tra le opere più affascinanti della sua intera produzione,
caratterizzate da un’estrema disinvoltura nella pennellata e da esiti
coloristici ed effetti di luce paragonabili a quelli della migliore
pittura impressionista.
I suoi soggetti prediletti furono le donne colte all’interno
dell’ovattato ambiente domestico delle case borghesi, spesso sole in
mezzo a vasi di fiori, trine, merletti, specchi e profumi. Queste
figure, di volta in volta maliziose, eleganti, indolenti o leggermente
malinconiche, trasmettono una nuova immagine della donna, per nulla
idealizzata, ma anzi assolutamente incarnata. Rispetto alla femminilità
allegorica e spiritualizzata cara a simbolisti e divisionisti, i
ritratti di Protti esprimono una prorompente sensualità e rispecchiano
lo spirito di una società che ambiva a divenire sempre più liberale e
moderna. Dotato di grande talento, di gusto raffinato e di ambizione, e
grazie alle sue doti d’intelligenza e spregiudicatezza, il pittore non
dovette attendere molto per imporsi, ancora giovane, sulla scena locale e
nazionale. Sebbene tanti nudi fossero considerati scandalosi per i
costumi dell’epoca, il suo anti-accademismo moderato e in fondo
conciliante gli permise di essere un pittore di successo fin dagli
esordi, di insegnare negli anni ’20 nelle Accademie di Ravenna e Bologna
e di ricevere medaglie e riconoscimenti istituzionali.
Partecipò inoltre alle più importanti esposizioni nazionali e
internazionali di quegli anni: espose regolarmente non solo alla Società
Francesco Francia di Bologna, ma anche alla Biennale di Venezia (in 8
edizioni dal 1909 al 1926), alle Secessioni di Roma (dal 1911 al 1913) e
alla Quadriennale di Torino (1923 e 1927), e negli anni ‘10 ebbe
occasione di partecipare ad esposizioni all’estero, a Buenos Aires,
Parigi, San Francisco, Pittsburgh, Monaco, Barcellona e Zurigo.
Immergendosi dunque in una cultura internazionale di stampo borghese, di
derivazione post-impressionista, in questi anni Alfredo Protti mostrò
una crescente facilità a parafrasare i maestri del naturalismo europeo
come Vermeer, Franz Hals, Velasquez, ma anche dei settecenteschi
Fragonnard e Boucher, in uno stile contemporaneo. Dopo questo periodo
felice, e di grande produttività, gli anni difficili del fascismo e
della guerra, che vedono affermarsi l’arte di regime, lo videro invece
allontanarsi dal dibattito critico e ritirarsi in una quieta solitudine.
I soggetti degli ultimi anni prima della morte, avvenuta nel 1949, sono
per lo più scene di vita familiare, paesaggi naturali e ritratti,
inclusi quelli del suo gatto. Nessuno come Alfredo Protti, campione di
un modernismo dal sapore tipicamente emiliano, ha saputo esprimere con
una pittura allo stesso tempo sentimentale e intellettuale, i piccoli
piaceri e il fascino della vita quotidiana.
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